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Globalizzazione e concorrenza asimmetrica: il caso Cina

5 dicembre 2003, Milano

Convegno organizzato dalla Fondazione Edison

"La globalizzazione, che ha offerto alle nostre imprese l'accesso a mercati sempre più vasti e la possibilità di una crescita senza precedenti, fa nascere nuovi concorrenti, che almeno in una fase iniziale possono giovarsi di costi minori. La risposta ai problemi che ne derivano non sta sicuramente nel ritorno alla frammentazione dei mercati e alle guerre doganali d'altri tempi, che renderebbero tutti più poveri. Non è questo che chiedono i nostri imprenditori. Chiedono, con ragione, l'applicazione rigorosa dei regolamenti stabiliti dalle organizzazioni internazionali e l'azione attenta delle autorità europee, dei responsabili istituzionali del commercio estero di tutti i Paesi dell'Unione, al fine di combattere correttamente aggressioni mercantili che si nutrano di dumping valutario e sociale, o di falsificazioni dei prodotti, assolutamente inaccettabili".

Carlo Azeglio Ciampi, 8 ottobre 2003

La Cina pone in essere una concorrenza legale ma fortemente asimmetrica, e quindi non "leale", basata su sue condizioni interne (costo del lavoro, protezioni sociali, standard ambientali, discrezionalità politiche, dumping valutario, ecc.) qualitativamente e dimensionalmente tali da avvantaggiarla nettamente rispetto agli altri competitori. La situazione si aggrava considerando che molte aziende cinesi stanno operando sui mercati d'esportazione mediante il massiccio ricorso a pratiche scorrette ed illegali, tra cui una sistematica attività di contraffazione dei prodotti delle imprese dei paesi concorrenti, in particolare dei prodotti italiani.
In Italia, purtroppo, il dibattito sul pericolo Cina ha assunto connotati quasi ideologici, con una dura contrapposizione tra neoprotezionisti, liberoscambisti, nazionalisti, mondialisti, che poco giova al nostro paese, che dovrebbe invece rispondere con una strategia di sistema, concordata con gli altri partner europei e nel rispetto delle regole del WTO.
Quali misure concrete ed urgenti si possono adottare, dunque, per tutelare nel breve-medio termine le imprese italiane dalla concorrenza sleale ed illegale asiatica?

Invito del Convegno
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